Confortare un cane che ha paura rinforza la paura? Il “mito del conforto”.

Argomento spesso dibattuto e convinzione portata avanti ancora oggi da molti proprietari e professionisti. Vedremo perché l’idea che confortare un cane che mostra paura rinforzi la paura è errata, e spesso controproducente in un’ottica di aiuto dell’animale.
Cosa troverete nell’articolo
In questo articolo troverete alcune spiegazioni e spunti di riflessione sul perché confortare un cane che ha paura non rinforza la paura. Capiremo che anzi, in molti casi, il conforto può essere importante nel supportare emotivamente l’animale.
Sarà una trattazione condotta in termini generali, poiché nella pratica bisogna sempre considerare il contesto e il soggetto che si ha davanti. Fare una analisi specifica caso per caso è fondamentale, dato che l’intensità dell’emozione e i comportamenti manifestati cambiano da caso a caso. Analogamente, cambiano le caratteristiche della relazione e dell’interazione cane-persona.
Confortare un cane, il mito
Spesso si sente esclamare che un cane che mostra paura non vada confortato o coccolato, altrimenti “la paura si rinforzerà!”. Si consiglia di ignorare totalmente l’animale, di non toccarlo o parlargli anche se lui cerca conforto. Chi ha questa idea ritiene che sia dannoso anche dare cibo, cioè un rinforzo materiale, nel momento in cui il cane sta manifestando comportamenti riconducibili all’emozione paura, come succede a molti cani durante un temporale. L’idea è quella secondo la quale dando un rinforzo, il cane imparerà ad avere sempre più paura e apprenderà a mostrare sempre più comportamenti indicatori di stress.
C’è anche chi dice che il cane può essere considerato, ma assolutamente non per confortarlo, ma per distrarlo, ad esempio con il gioco, in modo da modificare il comportamento.
Ad oggi, questa posizione è stata rivista dagli studiosi e da chi lavora sul campo, anche se questo “mito” rimane ancora presente.
L’importanza della relazione cane-persona
Vari studi hanno verificato che cane e proprietario sono legati fra loro da un vero legame di attaccamento (se ti interessa approfondire leggi quest’articolo).
Una delle caratteristiche fondamentali di questo particolare legame affettivo è la “base sicura”, cioè il proprietario funge da riferimento per il proprio cane. Il proprietario è un porto sicuro da cui partire – e tornare – per esplorare con confidenza il mondo ed è anche colui che supporta e conforta quando necessario (vedi ad esempio [1]).
Inoltre, vari studi hanno dimostrato che l’interazione fisica, dolce, pacata e con modalità adeguate, porta sia il cane che l’umano ad uno stato di maggior benessere. Si ha anche l’aumento di ossitocina e beta-endorfine, associati ai legami affettivi, al piacere e al benessere psicofisico (vedi ad esempio [2]).

Perché si dice che confortare rinforza la paura?
Questa idea è nata perché in passato è stata fatta una traslazione dalle teorie dell’apprendimento, riguardanti i comportamenti espressi dagli individui, alla sfera delle emozioni.
Secondo le teorie dell’apprendimento (per altro valide, non sono queste in discussione), è possibile rinforzare comportamenti tramite, ad esempio, premi. Se si premia, con un bocconcino o anche con un bravo, un cane che si siede, aumenterà la probabilità che il comportamento “sedersi” si ripeta. Si rinforzano, quindi, comportamenti.
Ma la paura non è un comportamento, è una emozione. Le emozioni non si possono rinforzare/insegnare/estinguere seguendo le teorie dell’apprendimento, né modificare così facilmente attraverso esercizi.
Ecco che l’affermazione “confortare, coccolare, considerare un cane che ha paura rinforza la paura” non ha fondamento logico. Emozioni e comportamenti, pur essendo correlati, non sono sinonimi, e rassicurare non è sinonimo di rinforzare.
Cosa può essere utile fare con un cane che ha paura
Supportare il cane accompagnandolo a superare le proprie difficoltà, parlargli in modo rassicurante e dargli anche contatto fisico, se richiesto da lui. Questo spesso può aiutare a far sentire meglio l’animale e a fargli capire che del proprietario ci si può fidare (e affidare), oltre che spingerlo ad affrontare meglio le situazioni e a vincere i timori. Ignorare l’animale, invece, può farlo sentire solo e senza appoggio e questo può minare la fiducia e peggiorare lo stato emotivo.
Se si tenta di confortare un cane che è in uno stato di paura o ansia molto intense, come ad esempio in caso di cane con fobia dei temporali, questo potrebbe non farlo sentire meglio, potrebbe non modificare l’espressione comportamentale. Ma di certo non peggiorerà il quadro. Ciò che è fondamentale è cercare di mantenere la calma.
Le modalità pratiche con le quali fare questo cambiano a seconda dell’individuo, ma è fondamentale far circolare emozioni positive. Si parla infatti di contagio emozionale, nessuna magia. Non sono il boccone o un singolo “stai bravo, su, forza, dai”, magari detto con poca partecipazione, che risolvono il problema.
Il cane è molto abile a leggere il linguaggio corporeo delle persone e il tono di voce, sono questi fattori che fanno la differenza, insieme al legame instaurato. Non si esclude che entri in gioco anche il messaggio chimico, cioè odori, feromoni prodotti dal corpo della persona e percepiti dall’animale. Più si è calmi, più si è partecipi, più il contributo umano sarà di beneficio per il cane.
Cosa invece NON fare quando un cane è spaventato – un piccolo vademecum
– Se l’animale si nasconde, non deve essere fatto uscire di forza dal suo nascondiglio. Significa infatti che si sente più sicuro lì – quindi meglio -. Parimenti, se una situazione in casa lo agita molto e il cane tende a muoversi in modo frenetico, non contenerlo fisicamente, ma mettere in sicurezza l’ambiente.
– Se il cane si avvicina alla persona non deve essere scacciato o ignorato, ma si può cercare di confortarlo con la voce. Prima di toccarlo, è necessario verificare che cerchi davvero un contatto fisico più intenso. Non forzare mai i contatti.
– Se il cane cerca le “coccole”, può essere assecondato. Tuttavia, bisogna porre attenzione poiché alcuni cani non gradiscono le mani sulla testa, le frizioni indiscriminate sul pelo, gli abbracci e i baci. Meglio carezze pacate e dolci, non intense.
– Non trasmettere ansia. Se il proprietario è davvero molto in ansia, ma solo in questo caso, è meglio che il cane venga confortato da un’altra persona conosciuta. Questo vale anche durante le visite veterinarie. Solo se il proprietario è molto spaventato, impressionabile o preoccupato per le procedure cliniche è meglio che l’animale venga gestito solo dal medico. In tutti gli altri casi, sì al conforto (o almeno la presenza in stanza) durante la visita.
Per fare tutto ciò in modo corretto proprietari e professionisti dovrebbero apprendere le basi dell’etologia canina, dei segnali comunicativi e conoscere a fondo il soggetto. Una relazione di fiducia instaurata tra cane e proprietario è fondamentale.
Come inquadrare la letteratura relativamente a questo argomento
Non troviamo studi che mostrano esplicitamente che “confortare il cane che ha paura aiuta” o “confortare il cane che ha paura non rinforza la paura”, poiché non è facile testare questi aspetti.
Ma non esistono neppure studi che supportano l’affermazione “non bisogna confortare un cane che ha paura, altrimenti la paura si rinforza”.
Come già esposto, esistono le teorie sul rinforzo di comportamenti, ma non possono essere applicate alle emozioni.
Sempre più studiosi e professionisti che operano sul campo oggi sostengono che ignorare il cane non sia la modalità giusta di affrontare i timori del proprio animale. Troviamo infatti numerose evidenze scientifiche relative alla relazione cane-persona, alle basi neurobiologiche delle emozioni e alla fisiologia. Partendo da queste evidenze, possiamo dedurre quale sia il modo corretto di approcciare questa credenza.
Ulteriori spunti di riflessione
Nella mia pratica professionale ho sempre consigliato ai proprietari di confortare l’animale in difficoltà, con le giuste modalità, e l’ho applicato anche con i miei animali. Non ho mai riscontrato peggioramenti nelle paure, ma un miglioramento.
Ritengo che le considerazioni su rinforzo/non rinforzo della paura valgano anche per i gatti. Per i felini va tenuto conto delle diverse modalità di interazione con l’umano. Si deve considerare che i gatti sono anche “prede”, quindi tendono, forse più dei cani, a nascondersi. Tuttavia ci sono gatti che attivamente cercano il conforto dai proprietari.
Spesso si afferma che gli animali non siano persone e che quindi abbiano un funzionamento totalmente diverso dagli umani. Ritengo sia fondamentale non umanizzare gli animali non umani, e considerare le differenze di specie. Ma le emozioni di base e i circuiti neuronali sono gli stessi.
Post scritto dalla dott.ssa Eva Ricci, DVM, Biologa.
[1] Mariti C, Ricci E, Zilocchi M, Gazzano A. 2013. Owners as a secure base for their dogs. Behaviour 150: 1275–1294.[2] Odendaal JS, Meintjes RA. 2003. Neurophysiological correlates of affiliative behaviour between humans and dogs. Veterinary Journal 165: 296-301.Immagine in evidenza: da Pixabay
La paura è un’emozione e proprio per questo mette in atto una serie di reazioni biochimiche che coinvolgono l’intero organismo. La PNEI affronta in modo scientifico cosa accade in un individuo che prova paura.
Se vuoi saperne di più ecco il corso giusto!