Cosa succederà ai nostri cani dopo il lockdown?
L’emergenza coronavirus ha messo a dura prova le nostre vite
Ci ha limitato lo spazio, la libertà, ci ha impedito di vedere le persone care e di fare attività, ma soprattutto ci ha obbligato a condividere i nostri luoghi, prima fruiti solo a fine giornata, o comunque in maniera ridotta, 24 ore su 24. Il nostro spazio intimo, che nella vita di tutti i giorni vedevamo come luogo sicuro in cui tornare dopo una brutta giornata, ha iniziato a trasformarsi in una prigione dorata, completa di tutti i confort, certo, ma pur sempre invalicabile!
Se queste limitazioni sono state difficili per noi, è facile immaginare quanto lo siano state per i nostri animali da compagnia che non avevano una risposta ai loro quesiti.
Non potevano chiederci: “ma come mai non esci più per andare a lavoro?” Oppure, e forse questa sarà la domanda peggiore per molti, “ma resterai a casa con me per sempre?”
Quest’ultima posta con un moto di felicità e speranza da parte del cane e probabilmente con un rigurgito di fastidio da parte del gatto, più avvezzo a godere della solitudine intermittente che le nostre vite gli regalano.
E con la fase 2?
Sia per noi che per i nostri pet la quarantena è stata dura e, ora che ci troviamo nella fase 2 e si intravede il ritorno alla normalità (più o meno) a breve, è utile pensare a come potrà ulteriormente cambiare la vita per loro, una volta che torneremo tutti alle nostre attività.
Le limitazioni alle quali siamo stati sottoposti hanno influenzato le nostre vite, ma soprattutto le loro, vittime ignare delle motivazioni. Basti pensare al limite delle passeggiate all’interno dei 200 metri da casa, oppure al consiglio, che legato all’autocertificazione sembra più un obbligo, di limitare al minimo il tempo di permanenza fuori, riducendolo all’espletamento dei soli bisogni fisiologici.
La passeggiata
Chi vive con un cane sa bene che la passeggiata è un bisogno primario per il nostro amico e non è mai legato esclusivamente ai bisogni fisiologici. La passeggiata è l’attività preferita dei nostri amici a quattro zampe, è un momento per godere del contatto con la natura (l’aria, il sole, il verde, l’acqua), per perlustrare e per comunicare con gli altri. È il momento legato al soddisfacimento dei bisogni sociali e all’attività cinetica che libera le endorfine e appaga il cane.
La natura ce l’hanno chiusa con lucchetti e catene posti ai cancelli di tutti i parchi di ogni città italiana, la comunicazione e la socialità sono state drasticamente ridotte ai soli dintorni di casa, sovraffollati ormai di messaggi olfattivi.
Difficile non risentirne
Detto questo, è facile immaginare quanto sia stato difficile per i nostri cani non risentire di tutto ciò. Non è un caso che alcune patologie gastroenteriche o legate al comportamento siano tornate a galla in questo periodo.
Il post lockdown, però, è qualcosa che preoccupa anche di più, perché, dopo giornate e nottate passate sempre insieme, tornerà l’assenza intermittente della figura di riferimento per un tempo prolungato, accompagnata da quella routine frettolosa che per molti cani è come il lockdown, con l’aggiunta della solitudine.
Probabilmente per la alcuni gatti si tratterà davvero di tirare un sospiro di sollievo, ma per i cani che hanno un legame particolarmente dipendente con i compagni umani, la situazione sarà molto diversa.
Di sicuro ci saranno cani che non risentiranno del distacco, ma ce ne saranno altri, i più fragili, magari quelli con cui si stava lavorando prima dello stop forzato, che risentiranno di questo cambiamento.
Cosa possiamo fare per aiutare i nostri amici a superare questo momento di ulteriore passaggio e cambiamento?
La coerenza è la cosa più importante in questa fase, ma in generale lo è sempre. Ricominciate a creare dei rituali per il vostro cane. Presentategli una sequenza di comportamenti riconoscibile che gli consenta di fare delle previsioni e capire cosa accadrà subito dopo. Se ancora non siete rientrati a lavoro, siete in smart working e avete qualche giorno per prepararvi, cominciate subito.
Si esce ad un’ora stabilita, si sta fuori il più possibile, un’ora sarebbe il tempo perfetto per appagare a pieno il vostro cane. Si torna, si fanno due attività insieme molto semplici, si fa la pappa e si lascia il nostro amico tranquillo, per agevolare il riposino post pasto. Essere soddisfatti e avere la pancia piena sono sensazioni che appagano e rilassano, bisogna impegnarsi e favorirle il più possibile.
Nel frattempo, ci prepariamo, mettendo in atto azioni sempre simili, e usciamo di casa come se dovessimo andare a lavoro, salutando il nostro amico con una frase scevra di emozioni e preoccupazioni. Non diremo “amore mio, la mamma torna presto, non preoccuparti”, perché una frase come questa si porta dietro un bagaglio di emozioni non indifferente.
Potremmo dire “Fido controlla casa, ci vediamo dopo” e uscire. Di per sé la frase non ha alcun significato per il cane, non è che dopo averla sentita si metterà di vedetta a controllare e non riuscirà a rilassarsi, è una frase ”x” che serve a noi per sentirci più sereni e non caricare la voce di emozioni che il cane assorbirebbe. I nostri amici a quattro zampe sono delle autentiche spugne emozionali: assorbono ogni nostro stato d’animo, sia esso positivo che negativo. È una grande responsabilità, ma anche una grande opportunità, perché in questo caso quella che i cinofili chiamano “osmosi emozionale” ci viene in aiuto.
Osmosi emozionale
L’osmosi omozionale è proprio la trasmissione delle emozioni tra cane e umano. Se siamo preoccupati di lasciarli soli, non importa quanto saremo bravi a dissimulare, perché loro sono in grado di riconoscere “l’odore delle emozioni”, sentiranno la nostra preoccupazione e si metteranno in allarme. Questo non gli permetterà di rimanere da soli in totale tranquillità. Per questo motivo è molto importante lavorare anche su di noi.
A questo punto usciamo e facciamo le nostre cose, spesa, tintoria ecc. Al nostro rientro è tassativamente vietato ignorare il cane, a nessuno piacerebbe essere felice di rivedere qualcuno e ricevere dall’altra parte la totale indifferenza; è vietato anche esagerare con le feste, perché il cane potrebbe pensare dal nostro atteggiamento e dal nostro stato d’animo che anche noi eravamo in pensiero per questa separazione.
Si rientra, si saluta tranquillamente il cane, si ripongono le cose con cui siamo usciti e ci si rilassa insieme, fino alla prossima passeggiata.
Definire spazi e tempi di interazione con i cani
Anche in casa si può lavorare sul definire spazi e tempi di interazione. Il nostro amico deve avere il suo spazio e la possibilità di isolarsi senza essere disturbato. Allo stesso tempo deve aver chiaro che finite le interazioni, che possono essere coccole, giochi o altro, ognuno torna a fare le proprie attività in autonomia. Noi possiamo leggere un libro e loro sgranocchiare qualcosa o dormire. È importante stabilire piccoli momenti di autonomia anche in casa, senza, appunto, enfatizzare i momenti di distacco e ritorno.
Soddisfare i bisogni del nostro cane è la prima regola per renderlo felice ed evitare possibili problemi. Visto che ora i parchi sono aperti e non ci sono limitazioni, le passeggiate più sono lunghe e più sono ricche e in mezzo alla natura, più sono soddisfacenti. Dimentichiamoci di fare il giro pipì, se non per quella serale, o per una che spezza il tempo tra un’uscita lunga e l’altra.
Il gioco
Il gioco è di grande aiuto, soddisfa e appaga e consente al cane di fare attività con noi, di passare momenti di qualità insieme.
Avete ancora del tempo da dedicare loro per imparare a comprenderli meglio, fatene tesoro. Fate in modo che questo tempo insieme sia speso per conoscervi ancora più a fondo. Migliorate la relazione che avete con il vostro cane e tutto avverrà in maniera più naturale e meno traumatica.
Può essere utile lasciare al vostro cane qualcosa da fare quando non ci siete, come kong, masticativi ecc., purché non siano gli unici momenti in cui glieli forniamo. Queste attività devono essere presenti nella loro vita con regolarità, non solo per quando usciamo, altrimenti verranno associate ad uno stato d’animo spiacevole e probabilmente ignorate.
È importante lavorare sulle emozioni, quelle positive dovranno riequilibrare quelle negative dovute al distacco. Starà a noi portare gioia e felicità nella loro vita ed impegnarci a farli sorridere almeno qualche ora al giorno.
Un aiuto dalla floriterapia
Un aiuto in questo periodo di transizione può arrivarci anche dalla floriterapia, molto usata in cinofilia, così come in campo umano.
Adattarsi ad una nuova realtà dipende da una competenza tutta soggettiva e individuale. Ognuno risponde a proprio modo alle “crisi” e ai “cambiamenti”.
Cani con maggiore resilienza, che è proprio la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà, riescono a rientrare da una difficoltà con maggiore facilità. Cani che hanno difficoltà comportamentali, maggiori fissità e minore plasticità mentale potrebbero subire un contraccolpo notevole.
È buona norma, soprattutto per questo tipo di cani, farsi aiutare da istruttori cinofili qualificati e veterinari esperti in comportamento.
Può comunque essere utile l’inserimento della floriterapia come supporto.
La parola all’esperta
Annarita Ventura, medico veterinario esperta in omeopatia e comportamento e floriterapeuta, durante un incontro online organizzato per aiutare i nostri cani durante il lockdwon (e sempre visibile gratuitamente dopo il login qui) ha detto:
“Esiste un fiore specifico per ogni emozione, così come esistono delle miscele di fiori che agiscono per riequilibrare le emozioni del momento. Si tratta di un rimedio bioenergetico. Esistono tantissimi fiori: di Bach, australiani, californiani, italiani, francesi e alaskani. Sono uno strumento terapeutico semplice, efficace e maneggevole: non hanno effetti collaterali e possono essere usati in contemporanea alla medicina tradizionale.
È possibile trattare qualsiasi specie animale e non è vero che l’effetto tarda ad arrivare. Vanno tenuti lontano da fonti di calore e campi elettromagnetici, magari in una scatola di latta che scherma. La durata del trattamento varia a seconda che si tratti di uno stato acuto o cronico da curare: va da un minimo di 15 giorni per il primo a un tempo da stabilire per il secondo.
La posologia dipende della taglia dell’animale: 7 gocce per cani di taglia maxi/grande, 5 gocce per cani di taglia media, 3-5 gocce per taglie piccole o gatti da somministrare mattina e sera o all’occorrenza. Se l’animale non li gradisce, vanno diluiti in un po’ di acqua tiepida e mescolati a un po’ di umido appetitoso, in modo che il cane o il gatto li lecchi e li trattenga in bocca. Non vanno quindi aggiunti al cibo in ciotola, perché rischiamo che vengano mandati direttamente giù col cibo e non sarebbe una somministrazione corretta. Io uso quelli australiani perché li trovo più efficaci rispetto ai fiori di Bach”.
In questo periodo potrebbero essere utili le miscele già pronte della Bush Flower, come Transition, Emergency Pets e Calming Separation.
Ricordiamoci di osservare i nostri cani e di sforzarci di comprendere le loro emozioni. Impegniamoci a traghettarli noi verso stati d’animo positivi con le attività e con le nostre emozioni. Ricordiamoci che vivono per noi e che il minimo che possiamo fare è preoccuparci che siano felici.
Articolo di Simona Ricci
Foto di Artem Beliaikin da Pexels e di Jens Mahnke da Pexels