Gatti e persone: relazione, comunicazione e interazioni interspecifiche

/ / Psiche&Comportamento
Gatti e persone

Gatti e persone: relazione, comunicazione e interazioni interspecifiche

I gatti sono tra gli animali domestici più amati, ma spesso non profondamente conosciuti nelle loro caratteristiche etologiche. Il gatto è talvolta descritto come un animale opportunista nei confronti dell’uomo. Solitario, indipendente, non crea un legame affettivo con le persone, queste le credenze che ancora circolano.

In questo articolo troverete un escursus sugli argomenti relazione, interazione e comunicazione tra gatti e persone e qualche consiglio pratico.

Il gatto come animale relazionale

Possiamo definire il gatto come specie “sociale facoltativa” o “relazionale”.
Il gatto è tendenzialmente solitario, territoriale e vive e caccia da solo, ma ci sono varie eccezioni. Nelle colonie, ad esempio, più gatti condividono un territorio e risorse e tra coppie o gruppi di soggetti possono crearsi veri legami affiliativi.

Il gatto è un animale selettivo nelle proprie relazioni, e questo vale anche per il rapporto con le persone.
D’altra parte, i gatti domestici possono stabilire con gli umani relazioni affettive durature, che spesso partono dall’infanzia e durano tutta la vita.

Il legame tra gatto e proprietario

Non si è ancora certi che tra gatto e proprietario esista un vero legame di attaccamento, seppur vari studi sembrano andare in questa direzione (vedi ad esempio [1]).

E’ indubbio, però, che i gatti domestici intessano relazioni profonde con i propri familiari umani.
Relazioni che non si basano sull’egoismo e sull’opportunismo, ma anzi sulla fiducia, la pacatezza e il rispetto. Questo diventa evidente se si lasciano cadere i filtri antropo- e cino-centrici, cioè se si evita di condurre comparazioni tra le specie in merito a motivazioni, comunicazione, approccio all’ambiente, socievolezza.
Di solito, quando vengono operati questi confronti (e distorsioni), il gatto viene descritto come creatura incomprensibile, inaffidabile, non fedele.

Coloro che invece si mettono in ascolto dell’animale e lo osservano senza preconcetti capiscono quanto sia arricchente condividere la vita con un gatto.

Triki e Eva

Comunicazione gatto-persona

La comunicazione visiva, quella tattile e quella acustica sono molto importanti nella relazione tra gatto e persona, se quest’ultima riesce a comprenderne e a rispettarne i significati.

Il gatto può manifestare comportamenti di “saluto” e richiesta di interazione verso i familiari. Ad esempio tenere la coda alta con la punta piegata a punto interrogativo approcciando la persona o toccare con la zampa per attirare l’attenzione.

Alcuni gatti trovano molto piacevole il contatto fisico – a patto che questo sia delicato e non invasivo – con i proprietari. Altri gatti, invece, appaiono meno tolleranti alle manipolazioni.  Manifestano il proprio disappunto attraverso vocalizzazioni e posture volte a interrompere il contatto e ad allontanare la fonte di disturbo.

Strusciarsi sulla persona rafforza il legame affiliativo e crea un “odore di gruppo”.

Condividere lo stesso spazio con la persona (come stare sulla scrivania mentre il proprietario lavora) è espressione di fiducia e di volontà di condivisione.

Rotolarsi sulla schiena mostrando il ventre può indicare che il gatto si sente a proprio agio con la persona. Ma attenzione, questo non vuol dire che il gatto voglia essere toccato sulla pancia!

I gatti domestici vocalizzano molto per comunicare con gli umani. Nelle interazioni intraspecifiche, il miagolio è limitato alle interazioni conflittuali e agonistiche, al richiamo della madre per i cuccioli e ai richiami della gatta in estro. Nel corso del tempo, il gatto ha però compreso che il miagolio è un modo efficace per richiamare l’attenzione del proprietario ed esprimere un bisogno. Il fatto che il proprietario risponda, anche solo avvicinandosi al gatto o parlandogli, fa da rinforzo positivo, per cui il comportamento viene riproposto.

Una ricerca di qualche anno fa [2] ha messo in evidenza che i gatti rivolgono lo sguardo verso il proprietario in una situazione di incertezza/insicurezza (“social referencing”). Inoltre, sembra che modifichino il proprio comportamento in risposta alle manifestazioni emotive del proprietario.

Interazione con il gatto: riflessioni e consigli pratici

Il gatto predilige interazioni a bassa intensità, cioè pacate e rilassanti. Meglio carezze dolci che frizioni indiscriminate sul pelo.
E’ importante rispettare gli stati emotivi degli animali e la necessità di spazio che spesso essi esprimono.

Non essere invadenti fisicamente e creare un ambiente accogliente facilita l’apertura relazionale del gatto verso i familiari. Al contrario, forzare i contatti può portare a un deterioramento della relazione o può comprometterla in partenza.
Per questo, non è consigliabile toccare i gatti per forza o costringerli a stare vicini alla persona. Attirarli con il cibo per farli avvicinare “a tradimento” o addirittura accarezzarli con i guanti dentro una gabbia per “addolcirli” sono strategie controproducenti.
Purtroppo questo viene ancora spesso consigliato dalle persone e da alcuni volontari, ma mina il benessere dell’animale.

Le punizioni volte a modificare un comportamento sgradito all’umano dovrebbero essere evitate.
Compresi i vari stratagemmi di spruzzini, rumori forti improvvisi o scuotimenti per la collottola.
E’ molto più costruttivo mostrare al gatto una alternativa piacevole o modificare l’ambiente in modo che il gatto faccia da solo la scelta giusta.

Molto importante è anche conoscere, e imparare a riconoscere nel proprio animale, le motivazioni e le esigenze di specie e quelle individuali. Molti dei comportamenti che le persone definiscono come inappropriati sono in realtà espressione della naturale felinità del soggetto.
Nascondersi, salire sui mobili per raggiungere luoghi alti e sicuri, farsi le unghie sul divano sono comportamenti normali.
Cercare di sopprimere questi comportamenti di solito porta a frustrazione e stress nel gatto, condizioni che si ripercuotono sul suo benessere e sulla relazione con la persona.

In altri casi, comportamenti particolari possono essere spia di disagio fisico e/o psicologico, e non devono essere sottovalutati né liquidati come “vizi” o “dispetti”. Un esempio noto è relativo alle eliminazioni di feci e urine fuori dalla cassetta igienica.

Il ruolo del Medico Veterinario

Il Medico Veterinario può avere un importante ruolo come facilitatore della relazione tra gatto e familiari. Dimenticare le vecchie credenze e conoscere le basi dell’etologia felina, le caratteristiche di specie, le modalità migliori per approcciare i gatti, permette al Medico di fare da “ponte” tra l’animale e la persona.
Informare e guidare i proprietari – bambini compresi – a creare una relazione costruttiva contribuisce al benessere di tutto il sistema famiglia.

Un gatto migliora la vita?

Una volta mi è stata posta questa domanda. Non amo vedere la relazione tra animale e uomo in modo utilitaristico, cioè vedere l’animale solo come fonte di piacere per le persone.
Tuttavia, non si può negare che l’interazione con gli animali, gatti compresi, apporti benefici fisici e psicologici. Mi piace pensare che vivere con un animale come il gatto permetta di affinare le capacità di osservazione.
Un gatto ci insegna ad entrare in contatto con gli altri in punta di piedi, con delicatezza e rispetto.

Post di Eva Ricci, DVM, Biologa

Immagine in evidenza da Pexels.com

[1] Vitale et al., 2019. Attachment bonds between domestic cats and humans. Current Biology 29(18): R864-R865.

[2] Merola et al., 2015. Social referencing and cat–human communication. Animal Cognition 18: 639–648.

E se vuoi continuare ad esplorare il mondo dei gatti non perdere 1, 2, 3… Gatto, il corso dedicato interamente al felino più amato!

TORNA SU