I quattro meccanismi fisiologici dell’invecchiamento

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Con l’invecchiamento, sono soprattutto quattro i meccanismi fisiologici, ma latori di patologia, cui un nutrizionista deve prestare molta attenzione:

  1. Sbilanciamento dell’equilibrio anabolismo/catabolismo a favore del secondo.
  2. Disidratazione progressiva
  3. Ossidazione
  4. Irrigidimento delle membrane cellulari.

Riguardo la bilancia anabolismo/catabolismo a livello cellulare, è evidente come, durante l’invecchiamento, questa sia sempre più sbilanciata a favore del secondo, provocando una minore capacità di ricostruzione di tessuti e delle funzioni dell’organismo [50]. L’animale anziano quindi avrà sì un metabolismo ridotto e quindi, spesso, necessità energetiche inferiori, […] ma anche una minore capacità di digestione e assorbimento dei principi nutritivi e una tendenza alla perdita di massa muscolare magra [17, 50].

Riguardo la disidratazione progressiva, studi nell’uomo dimostrano che processo di invecchiamento è associato a diversi cambiamenti fisiologici che possono influenzare la capacità di mantenere l’equilibrio idrico. Questi cambiamenti includono una diminuzione della massa magra, una diminuzione della sensazione di sete, e alterazioni della concentrazione o dell’efficacia della vasopressina plasmatica (o entrambe), che influenzano la capacità dei reni di concentrare l’urina [146].

Traslando queste informazioni ai nostri pazienti, assumerà grande importanza quindi l’educazione del cliente volta a mantenere il corretto bilancio idrico dell’animale anziano. Alcuni consigli che potrebbero essere dispensati riguardano l’uso di fontanelle, non solo nel gatto, ma anche nel cane; l’aggiunta di acqua all’alimento, pura o “aromatizzata” tipo tisane, brodo o altro; la preferenza per alimenti freschi ovviamente o, ove non fosse possibile, la scelta di pet food umido o, in ultimo, l’aggiunta di acqua al secco.  

Riguardo i meccanismi ossidativi, questi sono ben riassunti dalla Figura 9.1. Come si evidenzia, si tratta in sostanza di un circolo vizioso che, specialmente nell’anziano, tende ad autoperpetuarsi [19, 147].

Figura 9‑1 –Circolo vizioso dell’ossidazione legata all’invecchiamento, tratta liberamente dalle informazioni riportate da diversi autori [19, 147, 148]

Con l’avanzare dell’età o in modo accelerato a partire da uno dei due maggiori trigger (indicati come saette nell’immagine), che sono il danno cellulare acuto e/o la presenza di patologie croniche, si innesca il processo di ossidazione cellulare con produzione di radicali liberi dell’ossigeno (ROS). Questo squilibrio a favore dei fattori ossidativi, innesca meccanismi di danno cellulare che, congiuntamente alla perdita di competenza da parte del sistema immunitario (denominata senescenza del sistema immunitario), porta ad una mancanza di riparazione tissutale e/o continuo stimolo citochinico (IL-1, IL-6, TNFα), con conseguente continuo stimolo infiammatorio di basso grado (low-grade inflammation). Questa infiammazione di basso grado, proseguirà poi il circolo vizioso, alternando l’asse dello stress, provocando uno stato catabolico dell’organismo [19, 147, 148].

Una caratteristica ubiquitaria dei tessuti che invecchiano e della maggior parte, se non tutte, le malattie legate all’età, è l’infiammazione cronica. Gli anglosassoni hanno coniato un termine che descrive questo fenomeno: “Inflammaging”. L’infiammazione sistemica, cronica e di basso grado presente durante l’invecchiamento, è correlata (sia come causa che come effetto, in un sistema spesso difficile da analizzare se non in modo olistico) con tutte le maggiori alterazioni dell’età (vedi Figura 9.2): alterazioni del microbiota, declino cognitivo che a sua volta può causare ridotta attività motoria, con conseguente obesità, patologie artritiche correlate etc.

Figura 9‑2 – Schema del fenomeno dell’Inflammaging: l’infiammazione cronica di basso grado causa, ed è a sua volta causata, da alterazioni del microbiota intestinale, patologie concomitanti su base infiammatoria (parodontite, osteoartrite), resistenza insulinica, diabete mellito, obesità, declino cognitivo etc. Notare come in figura non siano neanche indicate tutte le correlazioni fra i diversi fattori illustrati.

Da quanto illustrato è evidente come la visione del paziente debba essere sistemica (o olistica, che dir si voglia), specialmente in caso sia anziano. L’intervento del nutrizionista sarà mirato quindi alla riduzione del peso, per combattere l’obesità e la conseguente perdita di mobilità, ma anche al mantenimento dell’equilibrio del microbiota intestinale, al supporto del sistema immunitario e alla lotta ai radicali dell’ossigeno.

Infine, riguardo la rigidità delle membrane cellulari, questa è influenzata in modo importante dal rapporto fra acidi grassi saturi e insaturi presenti.  Cambiamenti in questo rapporto sono stati riportati nell’invecchiamento così come in diverse malattie come il cancro, il diabete, e patologie neurologiche e vascolari [147, 149]. Vista l’importanza dell’equilibrio dinamico del doppio strato fosfolipidico che modula diverse funzioni cellulari, è di vitale importanza mantenere livelli di fluidità ottimali nel tempo. Il contributo del nutrizionista in questo è principalmente dato dal corretto apporto di acidi grassi Omega-3 (DHA e EPA), che, entrando nella composizione della membrana, la mantengono fluida e funzionale [150].

Al lettore che possa sentirsi confuso dalla complessità di questi temi, qui riassunti in poche righe, si rimanda a letture più approfondite sull’argomento [19, 147]. Per quel che riguarda le applicazioni pratiche di quanto visto invece, i prossimi paragrafi si ripromettono di chiarire e rendere operative queste conoscenze.

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Bibliografia: disponibile nel testo citato.

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