La relazione cane-persona. Spunti di riflessione e indicazioni utili

La relazione cane-persona. Spunti di riflessione e indicazioni utili e scoperte scientifiche
Il cane cammina a fianco dell’uomo da tantissimo tempo. Uno studioso ha affermato che “la nicchia sociale del cane domestico è la società umana”. Il legame che unisce cani e proprietari è profondo e unico.
Nell’articolo troverete informazioni e riflessioni sul tema della relazione cane-persona.
Un rapporto a senso unico o no?
La collaborazione tra cani e umani affonda le radici nella notte dei tempi.
Tuttavia per molto tempo, e azzarderei dire fino ai giorni nostri, spesso si è guardato alla relazione cane-uomo come ad un rapporto a senso unico. Ciò significherebbe che uno comanda e l’altro esegue. Che un individuo dovrebbe essere sempre gerarchicamente superiore all’altro.
In quest’ottica il cane veniva visto come un mezzo di lavoro utile o una fonte di compagnia a beneficio solo dell’umano.
Questa visione, nel tempo, sta però cambiando.
La scoperta del legame di attaccamento
Negli ultimi vent’anni si sono susseguite varie ricerche le quali hanno messo in luce come il rapporto tra cane e proprietario sia un vero legame di attaccamento (ne ho scritto in questo articolo).
Una caratteristica molto importante di questo tipo di legame affettivo è la “base sicura”. Nel caso del legame tra cane e proprietario, la figura di riferimento, la base sicura, è il proprietario, e colui che viene guidato è il cane.
Questo però non vuol dire che il cane non abbia “voce in capitolo”, che non possa prendere decisioni o che non gli si debba dare fiducia perché incapace.
Preciso che la teoria dell’attaccamento è solo uno dei modi per vedere la relazione cane-proprietario. Ultimamente alcuni autori hanno affrontato la questione chiedendosi se il legame fosse più simile ad un legame di amicizia.
La questione della dominanza tra cani e la relazione cane-persona
Per molto tempo si è pensato che il cane nascesse per dominare il proprietario, che volesse scalare la gerarchia della famiglia, che la relazione si basasse su dominanza e sottomissione.
Vorrei partire da una veloce analisi degli studi relativi alle relazioni nei gruppi di cani. Molte persone – ed anche professionisti – infatti, tentano di giustificare la visione dell’uomo dominante basandosi su ciò che accade “in natura”.
Vari studi su gruppi di cani hanno effettivamente rilevato presenza di una gerarchia, più o meno evidente. Alcuni soggetti, quindi, sembrano avere uno status più alto ed altri uno status inferiore. Altri studi, in realtà, hanno messo in evidenza che in alcuni gruppi di cani non esiste una vera gerarchia.
E’ interessante, però, notare che i ricercatori sono concordi su due aspetti:
– la dominanza non viene raggiunta con la violenza. Un soggetto è dominante sulla base dei rituali di sottomissione che vengono mostrati verso di lui. Il dominante non è colui che picchia o è prepotente con tutti, ma è colui che guida, che ha la stima degli altri. La stima, quindi, non si guadagna con la violenza, l’imposizione e l’urlo di comandi.
– un soggetto non nasce per genetica dominante. Una eventuale gerarchia in un gruppo si costruisce in base a tutte le relazioni esistenti nel gruppo, all’apprendimento e alla gestione delle risorse.
La questione della dominanza tra cane e persona
E’ necessario sottolineare che tutte queste osservazioni sono state fatte su gruppi di cani stabili e in generale non controllati dall’uomo (ad esempio cani vaganti su un territorio). Solo pochi studi si riferiscono a “branchi” casalinghi e a gruppi di cani che si incontrano regolarmente in uno sgambatoio/asilo. Mancano studi relativi a questo tipo di interazione tra cani che si incontrano la prima volta e sporadicamente. Queste ricerche non si riferiscono a gruppi misti, cioè cani e umani.
E’ corretto traslare queste osservazioni così come sono alla relazione uomo-cane? La risposta è no.
I cani, infatti, percepiscono che le persone non appartengono alla propria specie. Quindi non ha senso che gli umani utilizzino esattamente i comportamenti tipici canini per rapportarsi agli animali. Non è costruttivo applicare i concetti di dominanza e sottomissione o gerarchia alla famiglia mista.
Essere coerenti, dare supporto, comprendere cosa il cane sta comunicando e provando. Accompagnare l’animale alla scoperta del modo, proteggerlo se serve e spingerlo all’autonomia quando è necessario. Questi alcuni dei punti chiave per costruire una relazione e raggiungere una serena convivenza.
Comunicazione e relazione cane-persona
E’ possibile utilizzare in parte strategie comunicative canine, ma adattandole alle relazione uomo-cane. Ad esempio, si è osservato che quando due cani si incontrano, se hanno intenzioni pacifiche, non si avvicinano frontalmente, ma fanno traiettorie curve ed evitano di fissarsi. Possono inviare segnali – definiti “di calma”, “di pacificazione” o “di stress” – come leccarsi il naso.
Nell’interazione con un cane la persona può utilizzare queste strategie per non mettere a disagio l’animale, come avvicinarsi non frontalmente e non fissarlo. Ma è evidente che non è necessario che si metta a quattro zampe o che si lecchi il naso! Né che interagisca con il proprio cane come fanno due cani che si confrontano. Analogamente, non ha senso utilizzare i famosi “metodi di mamma cagna” per educare i cani.
Il consiglio è osservare i cani, capire quali sono le loro esigenze e motivazioni, e comportarsi di conseguenza.

L’evoluzione dell’etologia applicata e della medicina comportamentale
Può essere possibile trovare vecchi articoli scientifici e manuali in cui si parla di comportamenti di dominanza e di sottomissione nell’interazione cane-uomo. Fino a una quindicina di anni fa anche alcuni comportamenti indesiderati e problemi comportamentali, come monta sulla persona, aggressività verso il proprietario, controllo delle risorse, venivano ricollegati alla mancanza di una “corretta” gerarchia in famiglia.
Tuttavia nella letteratura recente non si trovano più queste spiegazioni. Si considera la relazione cane-proprietario un legame di attaccamento e di amore. Ci sono infatti studi che stanno mettendo in luce il ruolo di un ormone, l’ossitocina,“l’ormone dell’amore e dell’attaccamento”. Essa viene prodotta sia nell’uomo che nel cane quando i due si guardano [vedi ad esempio 1].
L’evoluzione della pratica cinofila alla luce di queste scoperte
Il trattamento dei problemi comportamentali da parte degli esperti aggiornati non passa più attraverso i metodi da “capobranco”, i quali anzi possono essere controproducenti [2,3]. Nell’approccio all’educazione e alla riabilitazione del cane si considera che il cane ha una mente complessa, una cognizione, motivazioni (di specie, di razza, di individuo), emozioni.
Prima di pensare di insegnare qualcosa ci si chiede se il cane sia in uno stato di benessere, se i suoi bisogni psico-fisici siano soddisfatti e come si senta.
Prima di modificare un comportamento è necessario cercare di capire perché il cane lo sta manifestando e quali sono le emozioni sottostanti.
Riflessioni finali e ruolo del Medico Veterinario nella relazione cane-persona
Neppure il saltare addosso, il passare per primi dalle porte o la monta della gamba vanno liquidati come dominanza. Solo un’attenta osservazione da parte di un esperto può aiutare a capire quale sia il vero significato di questi comportamenti.
Non c’è necessità di utilizzare metodi duri per educare il cane e per gestirlo. Come proprietari, essere basi sicure, guide coerenti e responsabili, è fondamentale. E’ importante non comportarsi come cani, ma trovare un linguaggio condiviso.
Il Medico Veterinario dovrebbe essere formato ed aggiornato relativamente a questo tema. Spesso, infatti, le famiglie si rivolgono al Medico curante per comprendere il comportamento del proprio cane verso di loro. Il Medico dovrebbe rappresentare una guida autorevole, sia fornendo informazioni di base non fuorvianti, sia inviando le famiglie ai professionisti preposti, cioè Medici Veterinari comportamentalisti, istruttori ed educatori cinofili con approccio cognitivo.
Post della Dottoressa Eva Ricci, DVM, Biologa
[1] Nagasawa et al., 2009. Dog’s gaze at its owner increases owner’s urinary oxytocin during social interaction. Hormones and Behavior 55(3): 434-441.[2] Yin 2007. Dominance Versus Leadership in Dog Training. CompendiumVet.com.[3] Ziv 2017. The effects of using aversive training methods in dogs-A review. Journal of Veterinary Behavior 19: 50-60.