Omega-3: quali sono i più efficaci per i cani?

Da anni sappiamo che, per migliorare lo stato di salute generale e prevenire diverse malattie, è raccomandata, anche per cane e gatto, l’integrazione di acidi grassi essenziali della serie Omega-3. Quello che però ancora genera dubbi è quale sia la scelta migliore fra i diversi acidi grassi polinsaturi Omega-3: abbiamo infatti prodotti a base di acidi grassi polinsaturi a lunga catena (n-3 PUFA), ovvero l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA), mentre altri, anche per cane e gatto, sono a base di acido α-linolenico (ALA), con catena più corta.
EPA e DHA si trovano solo in prodotti di origine marina, come alghe, Krill e nei pesci grassi (acciughe, aringhe, sgombro, salmone, sardine, storione, trota e tonno). L’ALA al contrario si può assumere anche tramite fonti vegetali come noci e semi. In questo articolo esaminiamo le differenze alla luce di un nuovo articolo scientifico.
Uno studio sugli Omega-3 per i nostri cani
Nonostante le evidenze scientifiche a favore dell’utilizzo degli acidi grassi Omega-3 anche per il cane siano numerose, la maggior parte degli alimenti industriali a loro dedicati ne è ancora piuttosto carente.
Uno studio, del Dipartimento di Ambiente e Salute Animale della Facoltà di Medicina Veterinaria e Scienze Animali, dell’Università Svedese di Scienze Agrarie e dell’Aker BioMarine Antarctic norvegese, ci mostra come un’integrazione di acidi grassi polinsaturi può fare la differenza e individua, finalmente, anche gli Omega-3 più efficaci per il cane. Vediamo come è stato svolto lo studio e in che modo è stato stabilito che si tratta della migliore.
Lo studio
I cani
Nello studio sono stati presi in esame 45 cani, Alaskan Husky di età compresa tra i 2 e gli 8 anni, (24 maschi e 21 femmine) suddivisi in tre gruppi da 15 esemplari ciascuno.
A tutti i cani è stato dato per 38 giorni un alimento commerciale, con dei valori nutrizionali di 31% di proteine gregge su s.s., 26% di grassi greggi, 36% di carboidrati, 5% di ceneri e un apporto di 3734 kcal/kg di alimento.
Questa dieta rappresentava un alimento commerciale per cani “attivi”, essendo formulato specificatamente per cani da caccia, agility e da slitta ed era in grado di prevedere un minimo O3I (indice di omega-3) ai cani. Dato però che la compagnia non era in grado di formulare alimenti con diverse fonti di Omega-3, prima di iniziare l’integrazione, la dieta dei cani è stata cambiata ad un’alimentazione a crudo.
L’alimentazione di tipo crudo era simile, ma non identica, nei diversi gruppi e la composizione è riportata nel paper originale. Oltre agli alimenti base, viene integrata la quota di Omega-3 nei 3 gruppi in modo diverso. Ad un gruppo viene aggiunto olio di Salmone e pesce, e al secondo vengono aggiunte perle di olio di Krill. Al terzo gruppo, vengono eliminati tutti gli alimenti di origine marina dalla dieta e viene aggiunto olio di semi di lino.
Le diete integrate con krill e pesce contenevano quantità sufficienti di EPA + DHA, mentre quella integrata con olio di lino era insufficiente in EPA + DHA.
Nel periodo di studio i cani sono stati legati all’aperto accanto a casette di legno per dormire, ripararsi e rilassarsi. Le casette erano abbastanza vicine le une alle altre. L’acqua era a disposizione sempre e l’attività fisica era regolata ad un’ora al giorno, con una macchina specifica.
Inserimento integrazione
Al termine delle settimane di somministrazione dell’integrazione, i cani sono stati valutati tramite un test diagnostico chiamato indice di omega-3 (O3I). Questo test prevede il prelievo di un campione di sangue.
I livelli di O3I sono stati misurati al tempo 0 nei 45 cani che mangiavano un prodotto commerciale di qualità. Successivamente sono stati confrontati con i livelli di O3I raggiunti dopo le quattro settimane di integrazione nei diversi gruppi. I dati hanno mostrato che l’aumento più importante di O3I è stato rilevato nel gruppo con il 3% di farina di krill.
Gli Omega-3 più efficaci? Non sono tutti uguali
Questo studio dimostra come l’integrazione di Omega-3 non sia tutta uguale. Per questo, sia in etichetta che quando viene eseguita una prescrizione, è importante sottolineare che tipo di acido grasso essenziale si ha intenzione di integrare.
Trovare quindi l’ALA, all’interno dei prodotti commerciali (mangimi completi o complementari), non è uguale a trovare aggiunti direttamente EPA e DHA.
L’efficienza di conversione nei mammiferi è molto bassa, a causa dell’aggiunta di un doppio legame da parte dell’enzima ∆6-desaturasi, che è la reazione limitante. Dunque è meglio includere nella dieta i PUFA n-3 a catena lunga.
Conclusioni: quali sono gli Omega-3 più efficaci
Lo studio sembra indicare la farina di krill come la migliore fonte di questi acidi grassi essenziali. Stabilisce quindi l’importanza di distinguere tra PUFA n-3 a catena più corta e più lunga, consigliando di prediligere l’integrazione a base marina piuttosto che vegetale. Inoltre, lo studio dimostra che con un’alimentazione commerciale, anche di qualità elevata, potrebbe non aumentare l’O3I e quindi un’integrazione potrebbe rendersi utile e necessaria.