Stare a dieta altera.. anche i gatti!

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Estate, tempo di diete e prove costume. Secondo uno studio pubblicato a marzo 2020, stare a dieta però provoca delle alterazioni del comportamento, anche nel gatto.

Cosa sappiamo

Sovrappeso e obesità sono causa di svariate patologie, sia nell’uomo che negli animali, tanto essere in se stessa considerata patologia. Di tutte le patologie però è spesso una delle più frustranti, in quanto seguire un programma di dimagrimento è difficile, tanto per se stessi che per il proprio animale.

Cosa aggiunge lo studio

Fino ad ora non era mai stato indagato il comportamento del gatto di fronte ad una restrizione calorica. Sapere a quali tipi di alterazioni comportamentali si può andare incontro mettendo a dieta un gatto potrebbe essere un informazione utile da passare al cliente.

Conclusioni

Lo studio conclude che i cambiamenti comportamentali espressi dai gatti sotto restrizione calorica possono spiegare alcune delle difficoltà nell’ottenere il rispetto delle restrizioni alimentari quando siano necessarie, specialmente nelle famiglie con più gatti. Un piano dietetico dovrebbe quindi essere correlato da indicazioni di strategie per aiutare i gatti ad essere meno impulsivi e a mantenere i normali schemi di alimentazione quando si allontanano dall’alimentazione ad libitum.

Anche per gli animali lo stato fisco è fondamentale. Molti studi hanno infatti correlato il sovrappeso e l’obesità con diverse patologie organiche negli animali domestico. Secondo German [1], l’obesità è una vera e propria patologia, madre di molte altre patologie fra cui osteoartrite, intolleranza al glucosio e sindrome metabolica, iperadrenocorticismo, ipertensione, collasso tracheale, urolitiasi e molte altre.

Soprattutto nel gatto, dove la tolleranza all’iperglicemia è molto bassa da parte dell’organismo, l’obesità può esitare in patologie gravi e invalidanti come il diabete mellito.

Per questo, il primo passo è imparare a riconoscerla. Pochissimi Medici Veterinari registrano in cartella clinica anche il Body Condition Score (BCS) del paziente e spesso, anche dai compagni di vita dell’animale, la rotondità non è percepita come un problema.

Valutazione del BCS (Body Condition Score) del gatto secondo le linee guida WSAVA.

Diversi studi riportano la difficoltà del portare avanti un piano dietetico, anche con un animale domestico. Come per noi non è facile, anche per loro il tasso di abbandono della dieta è altissimo e spesso si assiste al classico “effetto yo-yo” [1].

Oltre ad una serie di valutazione sulla composizione della dieta, come macro-nutrienti, che però non sono oggetto di questo post e per le quali si rimanda al corso di formulazione di diete casalinghe base (dove abbiamo trattato anche l’obesità), uno dei grandi scogli è rappresentato dalle alterazioni comportamentali che i nostri animali dimostrano.

Lo studio pubblicato da Ligout e colleghi a marzo 2020 si prefigge di studiare proprio queste alterazioni, per dare strumenti utili al momento di impostare una dieta ipocalorica in un gatto, specialmente se convivente con altri gatti. Vediamo di cosa tratta in particolare.

I gatti e la dieta dello studio

Gli studiosi si sono chiesti cosa sarebbe successo in un gruppo di gatti messi a dieta, sia da un punto di vista di comportamento alimentare individuale, che come interazioni fra i vari soggetti.

I gatti erano 80 in tutto, divisi in 2 gruppi da 40 ciascuno, bilanciati come sesso, età e BCS. I due gruppi sono stati osservati per un periodo PREVIO all’inizio dello studio, durante il quale sono stati alimentati ad libitum (senza limite). Durante questo periodo sono stati allontanati i soggetti che non si riuscivano ad integrare nel gruppo corrispondente o per i quali mancavano dei dati medici.

Alla fine del periodo di osservazione e prima di iniziare la restrizione calorica, i gruppi erano composti da 31 gatti nel gruppo controllo e 38 gatti nel gruppo che sarebbe stato messo a dieta.

L’ambiente dove i gatti vivevano era arricchito da diversi stimoli, diviso in 2 diverse stanze per ogni gruppo di gatti e, per i gatti a dieta, l’accesso all’alimento era controllato tramite un sistema automatizzato elettronicamente.

La dieta consisteva nello stesso tipo di alimento: i gatti a dieta quindi mangiavano il medesimo tipo di pet food degli altri, ma in quantità minori. La mattina veniva dato dell’alimento commerciale umido, mentre durante la giornata e la sera veniva lasciato dell’alimento secco.

Ai gatti a dieta è stata applicata una blanda restrizione calorica, pari al 6% del loro fabbisogno di mantenimento.

Cosa fa un gatto a dieta?

Una volta iniziato il programma di restrizione alimentare, gli studiosi hanno osservato il comportamento dei gatti, riportando diversi cambiamenti:

  • Non appena applicata la restrizione calorica, i gatti hanno cambiato abitudini alimentari passando da una preferenza per il secco (dato ricordiamolo più tardi durante la giornata e alla sera) verso l’umido (che veniva dato al mattino). Cercavano quindi di ingerire la maggior quantità di calorie già al primo pasto. Questo suggerisce, secondo i ricercatori, che i gatti diventano più impulsivi.
  • I gatti a dieta hanno, in linea generale, ridotto il numero dei pasti, con aumento della durata del singolo pasto e un intervallo più breve tra uno e l’altro. Inoltre, mangiavano più rapidamente.
  • Il cibo umido veniva ingerito con la velocità maggiore, portando i gatti a dieta a fare grandi bocconi e masticare pochissimo. Questo comportamento, come anche evidenziato dai ricercatori, potrebbe portare ad alterazioni della digestione.
  • La limitazione calorica ha portato anche ad un aumento dei “litigi” fra i gatti coinquilini. Specialmente quando erano in attesa del pasto successivo, i gatti erano particolarmente propensi ad aumentare il contatto fisico (inteso come combattimenti), mentre i comportamenti di evitamento fra di loro non sono cambiati. Questo potrebbe derivare, secondo gli autori dello studio, dalla frustrazione e riferirsi all'”aggressività da irritabilità” descritta già in precedenza da altri studi.
  • Le aggressioni avvenivano soprattutto in prossimità della ciotola, ma erano eventi abbastanza limitati, tali da non richiedere cure veterinarie.
  • Dopo aver abbandonato la dieta ed essere tornati all’alimentazione ad libitum comunque, il modello di foraggiamento dei gatti che era stato sottoposto a limitazione calorica, tornava normale nel giro di un mese.
  • Una volta abbandonato il regime calorico ridotto però, i gatti hanno dimostrato anche un effetto yo-yo, tornando al loro peso iniziale nel giro di un mese.

Conclusioni dello studio

Il modello di alimentazione naturale dei gatti è un modello ad libitum, diffuso durante le 24 ore del giorno, come descritto già da diversi autori. Quando i gatti si sentono limitati, in ordine di tempo di accesso alla ciotola o di calorie totali, il loro comportamento cambia però, dimostrando atteggiamenti di stress.

Già in precedenza infatti altri studi avevano dimostrato come una restrizione all’assunzione di cibo nelle 24 ore, limitando prima il tempo a 12 ore, poi a 8 ore e poi a 4 ore, senza comunque diminuire la quantità di alimento offerta in totale, porta a un cambio comportamentale.

I gatti a cui viene applicata una restrizione oraria infatti, tendono all’inizio a dimagrire, ma, una volta appreso il nuovo “ritmo”, finiscono invece per aumentare di peso, rispetto a quello iniziale. Consumano infatti più cibo nelle 4 ore in cui è offerto, che quando viene lasciato liberamente disponibile per tutto l’arco del giorno e della notte [2].

Nello studio che stiamo analizzando, anche la restrizione calorica porta a cambiamenti di approccio alla ciotola, come era sicuramente da immaginare. Anche i problemi di convivenza dovrebbero essere tenuti quindi in conto quando si mette a dieta un gatto non figlio unico.

Considerazioni dell’autrice del post

Sarebbe interessante, a parere dell’autrice del post di questo blog, valutare il comportamento di gatti a cui viene applicata una restrizione calorica, ma che non siano alimentatati con pet food, bensì con una dieta fresca.

La diversa distribuzione dei macro-nutrienti infatti, con grande preponderanza di proteine e grassi rispetti ai carboidrati, rende una dieta fresca per gatto molto più simile a quella del gatto ferale. Poiché una distinta composizione influisce sia sulle fluttuazioni della glicemia, che sul senso della sazietà, sarebbe interessante valutare se anche gatti alimentati a fresco dimostrano una maggior livello di ansia sulla ciotola e comportamenti aggressivi.

Inoltre, dato che l’alimento influenza la psiche tramite diverse vie, come la modulazione del microbiota intestinale o la formazione e trasporto di neuropeptidi, sarebbe interessante approfondire ulteriormente il discorso, sempre paragonando gli effetti di una dieta “mouse-like” (simile al topo, ovvero simile a quella naturale) e una commerciale.

Post a cura di Maria Mayer, DVM, PhD, CEO Webinar4VETs

Studi citati

Articolo originale Ligout, S., Si, X., Vlaeminck, H., & Lyn, S. (2020). Cats reorganise their feeding behaviours when moving from ad libitum to restricted feedingJournal of Feline Medicine and Surgery, 1098612X19900387.

[1] German, A.J., The growing problem of obesity in dogs and cats. The Journal of nutrition, 2006. 136(7): p. 1940S-1946S.

[2] Michel, KE, Bader, A, Shofer, FS, et al. Impact of time-limited feeding and dietary carbohydrate content on weight loss in group-housed cats. J Feline Med Surg 2005; 7: 349–355

Photo by Markus Spiske e svklimkin on Unsplash

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