Un viaggio nel legame di attaccamento cane-uomo

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legame di attaccamento cane-uomo foto Buratti

Negli ultimi 20 anni si sono susseguiti numerosi studi relativi alla relazione cane-uomo e in particolare si è indagata l’esistenza di un legame di attaccamento tra cane e persona, che appare simile al legame tra bambino-madre.

Una recente ed agile review* ci illustra lo stato dell’arte ed esamina le implicazioni della teoria dell’attaccamento nel campo dell’etologia clinica veterinaria, i punti critici e le limitazioni degli studi e dei metodi.

Un viaggio alla scoperta del legame di attaccamento cane-uomo

La teoria dell’attaccamento è stata elaborata negli anni ‘50 del 1900 dallo psichiatra Bowlby.
Secondo Bowlby, la tendenza a sviluppare un attaccamento verso un particolare individuo – di solito la madre – è una caratteristica specifica di qualunque mammifero. Questo perché ha un valore adattativo: la sua funzione è quella di garantire la difesa e la sopravvivenza del piccolo. Bowlby, per le proprie ricerche, si è avvalso dei contributi della psicologa Ainsworth, che definiva il legame di attaccamento “un particolare legame affettivo, che un soggetto stringe con un altro individuo, un legame che li unisce nello spazio e nel tempo”.

Legame di attaccamento cane-uomo, l’effetto rifugio e la base sicura

Per quanto riguarda la specie umana, i due studiosi hanno individuato alcune principali caratteristiche del legame bambino-madre. Come l’orientamento verso la persona che maggiormente è in grado di alleviare il senso di sconforto e mostra comportamenti volti a mantenere il contatto (effetto mantenimento del contatto).
L’Effetto rifugio sicuro: il piccolo che si trova in una condizione di disagio emotivo o fisico accetta il conforto se è la figura di attaccamento a intervenire per soccorrerlo. Protesta alla separazione e ansia da separazione se allontanato dalla figura allevante.
Infine, l’effetto base sicura, cioè la figura di attaccamento diventa una base dalla quale partire – e tornare – per esplorare il mondo.
In particolare la base sicura, secondo Ainsworth, è il fattore primario che caratterizza l’attaccamento: se il bambino ha un punto di riferimento che gli dà sicurezza, sarà capace di esplorare il mondo ed affrontare le sfide e le opportunità presenti nell’ambiente.

Gli stili di attaccamento infantile

Ad oggi, sono stati identificati quattro “stili di attaccamento infantile”. Sicuro, insicuro ambivalente/resistente, insicuro evitante e disorganizzato, individuati attraverso le osservazioni di diadi bambino-madre e attraverso la Strange Situation Procedure.
Si tratta un test di laboratorio della durata di 20 minuti specificamente progettato da Ainsworth per aumentare progressivamente il livello di stress e di conseguenza attivare il sistema comportamentale di attaccamento del bambino alla figura di riferimento. Potenziali fonti di stress per il piccolo sono rappresentati dalla presenza di un estraneo, dall’ambiente non familiare in cui si svolge il test e, soprattutto, da ripetuti periodi di separazione e riunioni con la figura di attaccamento.
L’analisi qualitativa dei comportamenti manifestati dal bambino verso la madre, l’ambiente e l’estraneo ha permesso di definire gli stili di attaccamento.

Inoltre, il comportamento della figura di attaccamento è stato messo in relazione con lo stile di attaccamento del bambino.

Ecco alcuni esempi. I bambini sicuri protestano vivacemente al momento della separazione dalla figura di attaccamento. Continuano a cercarla durante la sua assenza e si calmano prontamente alla riunione con lei.
Appaiono determinati e sicuri nell’esplorazione dell’ambiente e nella ricerca del genitore e sono sicuri del conforto che questi gli offrirà al momento del ricongiungimento. Hanno infatti sperimentato protezione cura, accoglimento da parte del caregiver.
I bambini insicuri evitanti evitano il contatto fisico e/o visivo con la madre, la ignorano nei momenti di stress, non manifestano evidenti segni di disagio. Poiché hanno appreso che la madre risponde ai loro bisogni in maniera rigettante.

L’attaccamento del cane al proprio caregiver

Il primo studio innovativo relativo al legame di attaccamento del cane al proprietario risale al 1998. Questo studio ha individuato la presenza delle tipiche caratteristiche del legame di attaccamento (effetto mantenimento del contatto, effetto rifugio sicuro, effetto base sicura, protesta alla separazione e ansia da separazione) attraverso una versione adattata della Strange Situation Procedure.

A questo studio ne sono seguiti altri. Vari gruppi di ricerca hanno utilizzato differenti versioni del test, volte a minimizzare l’influenza dell’ordine degli episodi, cioè l’alternanza tra le separazioni e i ricongiungimenti con il proprietario e con l’estraneo. Hanno analizzato in modo rigoroso i comportamenti indicatori dell’effetto base sicura, la cui presenza era stata messa in discussione da alcuni autori.
Questi studi hanno permesso di concludere che la relazione cane-proprietario condivide le stesse caratteristiche con il legame di attaccamento bambino-caregiver.

Si sottolinea che tutti questi studi hanno mirato a definire in modo quantitativo la presenza o meno del legame, registrando e analizzando la durata e/o la frequenza dei comportamenti indicatori dell’effetto mantenimento del contatto, dell’effetto rifugio sicuro, dell’effetto base sicura, della protesta alla separazione.
Questo tipo di approccio però non è funzionale a valutare le differenze individuali nel comportamento dei cani, cioè non permette di individuare stili di attaccamento. Successivamente altre ricerche sono andate in questa direzione. Evidenziando differenze statisticamente significative tra cani definiti “sicuri” e cani definiti “insicuri” (gruppo che racchiudeva gli evitanti, gli ambivalenti e i disorganizzati), e differenze tra “sicuri” ed “evitanti”.  Tuttavia, la validità del modello di classificazione a quattro stili utilizzato per l’essere umano richiede ulteriori indagini.

Foto Marco Buratti

Il legame di attaccamento cane-uomo nell’etologia clinica veterinaria

E’ stato appurato che i bambini costruiscono modelli operativi interni attraverso l’esperienza di
interazioni ripetute con il caregiver. Tali rappresentazioni mentali di sé e dell’altro sono
utilizzati per prevedere il comportamento del caregiver, soprattutto in termini di protezione e di sicurezza.
Di conseguenza, modellano il comportamento del bambino nel contesto delle relazioni, anche future, di amore e di amicizia. Pertanto, svolgono un ruolo critico nel plasmare lo sviluppo cognitivo, emotivo, comportamentale e sociale dell’individuo. E non si esclude che questo possa accadere in qualche modo anche nel cane.

Uno studio recente ha suggerito che il disagio di un cane affetto da problemi alla separazione durante l’assenza della figura di attaccamento sia associato a uno stile di attaccamento insicuro ambivalente. Tuttavia, in questo studio, gli stili di attaccamento del cane sono stati dedotti esclusivamente in base alla percezione del proprietario. Ulteriori ricerche dovrebbero concentrarsi sulle differenze nello stile di attaccamento tra cani con e senza ansia da separazione.

La conferma del collegamento tra attaccamento insicuro e ansia da separazione nei cani potrà avere importanti implicazioni nel modo in cui i professionisti prevengono e trattano tale disturbo. Non focalizzandosi solo sul recupero cognitivo-comportamentale nella condizione di separazione, ma tenendo conto della qualità della relazione in toto e del comportamento di conforto e cura del proprietario verso il cane in molteplici contesti.

Inoltre, è possibile ipotizzare che un cane con un proprietario che non risponde in modo sensibile ai suoi stati motivazionali ed emotivi, o addirittura diventa la fonte di emozioni negative, come succede utilizzando metodi coercitivi nel training, sviluppi un attaccamento di tipo insicuro evitante.

Punti critici sottolineati dall’autore della review

Le evidenze scientifiche sull’esistenza di un legame tra cane e figura di riferimento umana simile a quello bambino-caregiver, spiegano buona parte della relazione cane-persona, nella quale esiste una certa asimmetria di ruoli.

Tuttavia, alcuni autori ritengono doveroso considerare che, come nella specie umana esistono legami di attaccamento tra adulti, anche nella relazione cane-persona gli individui coinvolti sono (o diventano) adulti, e il legame tra soggetti adulti non è sempre asimmetrico. Alcuni studi, del resto, hanno evidenziato che anche i proprietari vedono nel proprio cane una fonte di conforto e di sicurezza. Si pone la questione, quindi, se alcune metodologie di indagine, come ad esempio la Strange Situation Procedure, siano veramente appropriate per valutare altri aspetti della relazione che sembrano essere più coerenti con il modello di attaccamento degli adulti.

Inoltre, è necessario considerare sempre che cane e persona appartengono a specie diverse, con modalità di comportamento e comunicazione in parte sovrapponibili (come la comunicazione tattile e l’espressione di stati emotivi attraverso il contatto fisico) ma in parte differenti.

Note della redattrice dell’articolo e conclusioni

Il tema del legame di attaccamento mi sta molto a cuore. Lo ritengo infatti adeguato a descrivere vari aspetti della relazione tra cane e figura di riferimento, seppur con alcune limitazioni, come evidenziato nella review.

Mi preme sottolineare che considerare il legame cane-proprietario simile a quello bambino-caregiver, non giustifica assolutamente l’umanizzazione dell’animale.

L’applicazione di questi concetti nella realtà relazionale, educativa e riabilitativa porta il lavoro con i cani e le famiglie ad un livello superiore. Direi che questo è già realtà, almeno per il panorama che conosco meglio e del quale posso parlare, cioè quello italiano. I professionisti preparati ed aggiornati non si limitano ad affrontare il problema comportamentale lamentato o ad insegnare comandi, ma analizzano tutta la relazione tra cane e proprietario e lavorano per migliorarla, poiché consapevoli che questa è la base, e che è uno dei fattori che contribuiscono al benessere dell’animale.

Non dimentichiamo, comunque, che molto probabilmente anche il legame instaurato dal cucciolo con la madre nei primi mesi di vita riveste un ruolo importante nella costruzione del sé dell’individuo.

Il concetto di base sicura, seppur presentato ed analizzato negli studi, in letteratura forse non è sempre stato adeguatamente valorizzato nelle sue applicazioni pratiche. Ritengo invece che sia di fondamentale importanza. Un proprietario che conforta e protegge quando serve, che spinge alla scoperta senza forzature, che comprende gli stati emotivi del proprio cane e li rispetta, aiuta il cane a costruire la sicurezza in sé stesso e ad affrontare il mondo in modo adeguato. Nella relazione ci deve essere fiducia, reciproca. Tutto ciò non si ottiene con esercizi standardizzati, ma si costruisce giorno dopo giorno vivendo e condividendo insieme.

Post scritto da Eva Ricci, DVM, Biologa

Si ringrazia Marco Buratti per le immagini

* Riggio G., 2020. A mini review on the dog-owner attachment bond and its implications in veterinary clinical ethology. Dog Behavior 3, 17-26. doi 10.4454/db.v6i3.125

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