Miocardiopatia Dilatativa del Cane e Alimentazione: cosa sappiamo oggi?
Che cos’è la miocardiopatia dilatativa (DCM) del cane
La miocardiopatia dilatativa (DCM) è una patologia cardiaca primaria del cane. Determina
una progressiva dilatazione e disfunzione del ventricolo sinistro, compromettendo la capacità del
cuore di pompare efficacemente il sangue. È storicamente considerata una malattia ereditaria,
soprattutto in razze predisposte come Doberman Pinscher, Alano, Terranova, Boxer, e Cocker
Spaniel.
Tuttavia, negli ultimi anni si è discusso molto del possibile ruolo dell’alimentazione nello sviluppo di
forme secondarie o nutrizionali di DCM. Il tema è particolarmente rilevante per il medico veterinario
nutrizionista, che si trova spesso a valutare diete, ingredienti e protocolli alimentari in cani
cardiopatici.
Miocardiopatia dilatativa: genetica e altri fattori predisponenti
Nelle razze geneticamente predisposte, la DCM tende a comparire nell’adulto o anziano, spesso
con maggiore incidenza nei maschi.
Oltre alla componente genetica, la letteratura riconosce possibili fattori aggravanti o co-fattori come:
– ipotiroidismo
– miocarditi infettive
– tachiaritmie croniche
– carenze nutrizionali, in particolare di taurina e carnitina
Dieta e DCM: cosa ha acceso il dibattito recente
A partire dal 2018, la FDA (Food and Drug Administration) statunitense ha emesso un’allerta
riguardo una possibile correlazione tra l’utilizzo di alimenti grain-free, ricchi di legumi o patate, e un
aumento dei casi di DCM in cani non appartenenti a razze geneticamente predisposte.
Queste segnalazioni hanno portato a un’ondata di studi, case report e dibattiti scientifici, molti dei
quali ancora aperti, incentrati su:
– il ruolo di alcuni ingredienti (legumi, patate, proteine vegetali)
– la potenziale carenza di taurina o dei suoi precursori
– eventuali alterazioni metaboliche indotte da diete alternative
Alimenti grain-free e fonti alternative di amido
Gli alimenti grain-free hanno guadagnato popolarità nel mercato petfood negli ultimi 15 anni,
spesso percepiti come più salutari per i cani, anche per effetto di paralleli nella nutrizione umana
(es. dieta gluten-free). In realtà, pur eliminando i cereali, molti grain-free contengono amido in
quantità paragonabili, ma sotto forma di patate, piselli, lenticchie o altri legumi.
Questi ingredienti, oltre a fornire carboidrati, apportano anche proteine vegetali di valore biologico
inferiore rispetto a quelle animali. È stato ipotizzato che tale composizione possa incidere sul
metabolismo degli aminoacidi solforati, coinvolti nella sintesi endogena della taurina.
Il ruolo della taurina nella DCM del cane
A differenza del gatto, dove la carenza di taurina è riconosciuta come causa primaria di DCM, nel
cane la questione è più complessa. Sebbene non sia considerato un nutriente essenziale, alcuni
studi hanno evidenziato bassi livelli di taurina in cani di alcune razze (Golden Retriever, Cocker
Spaniel) associati a DCM, con miglioramenti clinici osservati dopo integrazione.
In generale, la taurina gioca un ruolo importante nel metabolismo cardiovascolare, nel muscolo
scheletrico e nel sistema nervoso.
La sua eventuale carenza può derivare da:
– diete a basso contenuto proteico
– eccesso di fibre (che interferiscono col metabolismo dei precursori)
– utilizzo prevalente di proteine vegetali o fonti non animali
Lo studio prospettico del 2022: cosa ci insegna
Uno degli studi più significativi sul tema è stato pubblicato nel 2022 su J Vet Intern Med,
includendo 60 cani con diagnosi di DCM e 16 con anomalie subcliniche, tutti alimentati da almeno
6 mesi con diete commerciali, sia tradizionali che non tradizionali (grain-free o ricche di
legumi/patate).
Dopo la diagnosi, tutti i soggetti sono stati sottoposti a:
– cambio dietetico verso alimenti grain-inclusive e formulati secondo linee guida nutrizionali
standard
– monitoraggio ecocardiografico e dei biomarcatori cardiaci a 3, 6 e 9 mesi
– integrazione di taurina in alcuni casi
I risultati principali:
– Nei cani alimentati precedentemente con diete non tradizionali si è osservato un
miglioramento significativo dei parametri ecocardiografici (frazione di accorciamento,
dimensioni ventricolari, rapporto atrio sinistro/aorta).
– I biomarcatori cardiaci (troponina cardiaca) sono migliorati solo nel gruppo ex-NTD.
– Non sono state riscontrate differenze significative nei livelli di taurina sierica iniziali.
– La sopravvivenza mediana era più lunga nei cani ex-NTD, ma senza significatività
statistica.
Cosa possiamo dire oggi: multifattorialità e prudenza
Ad oggi, non esistono dati conclusivi per identificare un singolo responsabile dietetico certo. La
miocardiopatia dilatativa del cane rimane una patologia multifattoriale, dove componenti
genetiche, nutrizionali, metaboliche e ambientali si intrecciano.
Sebbene le correlazioni osservate suggeriscano prudenza nell’uso prolungato di diete grain-free
ad alto contenuto di legumi o patate, il rischio di demonizzare interi gruppi alimentari senza dati
definitivi rimane concreto.
Il ruolo del veterinario nutrizionista diventa quindi centrale per:
– valutare attentamente l’anamnesi alimentare;
– considerare esami metabolici (taurina e carnitina);
– impostare eventuali modifiche dietetiche mirate;
– integrare nutrizionalmente dove opportuno.
Approfondire il tema: formazione clinica per nutrizionisti veterinari
Per chi desidera approfondire la gestione nutrizionale dei pazienti cardiopatici, è disponibile il
modulo dedicato all’interno della nostra Formazione continua del mese di luglio 2025.
Durante il corso analizzeremo proprio questi aspetti pratici e clinici, con presentazione di casi reali:
– 8 luglio – Nutrizione del paziente cardiopatico: problema e soluzione
👉 Scopri il programma completo della Formazione continua qui.
Biografia: FREEMAN, Lisa, et al. Prospective study of dilated cardiomyopathy in dogs eating
nontraditional or traditional diets and in dogs with subclinical cardiac abnormalities. Journal of
veterinary internal medicine, 2022, 36.2: 451-463.
Leggi il nostro articolo sulla Miocardiopatia dilatativa








