Organismo ospite e microbiota intestinale, attori parigrado di un’intensa relazione

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Introduzione

Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi sul microbiota intestinale sia in ambito umano, sia negli animali. Gli ultimi studi sugli animali hanno mostrato come il microbiota non sia un personaggio secondario, ma sia protagonista insieme all’ospite. Si parla infatti di un super organismo.

La relazione bidirezionale tra ospite e microbiota si esplicita sotto più aspetti: metabolico-dietetico, immunitario, filogenetico e strategico. 

Inoltre, si è evidenziata un’attività intensa del microbiota nelle interazioni sociali e nei comportamenti del suo ospite. Questa attività può avere influenza sia sul mantenimento dell’omeostasi fisiologica, sia sul suo sconvolgimento. In questo caso, si possono presentare patologie del comportamento.

Microbiota in cattività vs vita libera: cosa dice la scienza

Gli studi presi in esame hanno mostrato che comparando il microbiota di animali allo stato brado e animali in cattività, si evidenziano cambiamenti nel microbiota. Questo dimostrebbe che elementi stressanti nella vita degli individui influiscono sul microbiota in maniera importante. Inoltre, si è visto anche che migliorare il benessere degli animali in cattività con interventi sul microbiota può diventare uno strumento utile per la salvaguardia di specie a rischio estinzione. Informazioni utilissime per gli animali tenuti nei parchi e negli zoo. 

Partendo dagli studi effettuati sul microbiota degli animali detenuti in cattività e mettendoli in comparazione quello degli animali familiari (compresi anche i N.A.C) emergono correlazioni, sia sotto il profilo preventivo che terapeutico, con la salute organica e psichica dell’ospite. 

Anche nel cane e nel gatto alcune alterazioni comportamentali, che negli ultimi anni hanno cominciato ad essere più indagate nella pratica clinica veterinaria, possono essere affrontate attraverso il ripristino dell’eu-biosi intestinale perduta, potenziale causa del comportamento alterato.

Asse Intestino-Microbiota-Cervello: comunicazione bidirezionale psiche-organi

All’interno della letteratura scientifica, alcuni degli studi più interessanti sono quelli relativi alla composizione del microbiota correlati al mantenimento dell’omeostasi organica e psichica. 

Le interazioni e interconnessioni bidirezionali tra microbiota e ospite sono infatti numerossissime e non influenzano solo i processi digestivi, l’assetto immunitario, i processi metabolici, ma persino lo sviluppo anatomico e funzionale dell’ospite. In questo senso quindi l’influenza di alcune scelte dietetiche può essere vista a lungo termine. 

Non solo la dieta però, sono anche altri fattori che influenzano il microbiota e quindi l’asse microbiota-intestino-cervello. Fra questi ricordiamo anche la vicinanza di altri animali (o dell’uomo, nel caso di cane e gatto), le condizioni ambientali, inquinamento, genere e ormoni sessuali, genetica e molti altri.

La qualità di tutti questi aspetti influenza, dunque, nell’ospite molteplici aspetti, alternando in prima battuta il suo microbiota, con le conseguenze di salute successive.

Microbiota come oggetto e soggetto di terapia

La buona notizia (se così vogliamo interpretarla) è che poiché questi fattori influenzano il microbiota e quindi, a cascata, la salute dell’ospite, i fattori alteranti il microbiota possono trasformarsi in terapie. In questo senso quindi ristabilire la salute del microbiota diventa quindi un imperativo dell’ars medica. 

A questo fine, possono essere valutate diverse opportunità, oltre la dieta, che è e rimane il principale fattore in grado di influenzare la composizione delle famiglie batteriche. Trapianto fecale, utilizzo di pre e probiotici, postbiotici o simbiotici, un ambiente di “vita” più simile a quella naturale, una limitazione e modulazione degli stressor e delle capacità adattative dell’organismo sono alcuni degli aspetti indagati dai ricercatori per poter raggiungere l’obiettivo del benessere del microbiota e quindi dell’ospite.

Conclusioni

Leggendo la letteratura attuale, possiamo dedurre di essere solo all’inizio di quella che viene definita “Microbiota revolution”. Questa rivoluzione cambia il punto di vista della scienza, ma anche quella del clinico. Il microbiota passa da essere un “nemico” (o possibile tale), ad un protagonista fondamentale della salute, psichica e organica. 

Un microbiota sano garantisce salute e armonia, tanto quanto uno malato può portare ad uno stato di malattia e disregolazione. Rimanere al passo con i tempi è quindi fondamentale e richiede uno sforzo costante, visto l’enorme mole di lavori costantemente pubblicati sull’argomento. 

A fini pratici e nell’ottica di un lavoro clinico veterinario, tutti questi fattori sono difficilmente integrabili in un’unica mente. Il microbiota quindi, il suo studio e la sua salute, sottolineano l’importanza delle specialità e del lavoro di equipe, coordinando saperi e discipline. 

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